Altra giornata convulsa per il Paese nordafricano. Lo scalo di Mitiga, l’ultimo rimasto operativo a Tripoli, è stato evacuato e chiuso dopo i bombardamenti. I raid aerei delle forze di Khalifa Haftar hanno seminato il panico tra i passeggeri in attesa dei voli e tra i residenti, senza però fare vittime. Successivamente il portale di informazioni The Libya Observer ha riferito che le milizie del Governo di accordo nazionale guidato dal premier al Sarraj hanno riperso il controllo dell’aeroporto e che l’esercito di Haftar si sarebbe ritirato. Ieri le milizie a sostegno di al Sarraj avevano annunciato il lancio dell’operazione dal nome altisonante “Vulcano di Rabbia” contro l’Esercito di Liberazione della Libia (Lna) guidato dal generale.

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Gli Stati Uniti hanno ritirato il proprio personale in Libia e hanno condannato l’azione di Haftar, chiedendo all’Esercito nazionale libico (Lna) di fermare le operazioni militari. Il segretario di Stato Usa Mike Pompeo in un comunicato ha dichiarato che il governo americano è profondamente preoccupato per la situazione nei dintorni di Tripoli e per l’azione di Haftar sulla capitale libica. «Ci opponiamo all’offensiva militare di Khalifa Haftar e chiediamo il ritiro delle forze e il ripristino dello status quo precedente all’inizio dell’offensiva militare», ha dichiarato Pompeo. Il Segretario di Stato Usa ha inoltre affermato che non esiste una soluzione militare per la Libia ma solo una politica e che l’azione del generale è dannosa per il futuro e per la stabilità del Paese.

Le dichiarazioni di Pompeo arrivano a seguito della notizia fornita da fonti diplomatiche e ripresa da The Libya Observer secondo cui la Russia avrebbe bloccato un intervento del Consiglio di Sicurezza Onu che chiedeva ad Haftar di fermare l’offensiva su Tripoli. I media vicini al Governo di accordo nazionale di al Sarraj hanno sostenuto che Haftar gode del supporto della Francia. The Libya Observer cita un’indagine delle Nazioni Unite che proverebbe la fornitura di armi alle forze dell’uomo forte della Cirenaica da parte dell’Egitto. The Libya Observer riporta le informazioni del canale Ahrar, che aveva parlato dell’invio di esperti militari francesi a Gharyan, da dove giovedì 4 aprile è iniziata la marcia dei ribelli di Haftar su Tripoli. Gli esperti francesi avrebbero dovuto coordinare la campagna militare delle forze dell’Est contro al Sarraj.

Parigi ha invece smentito di essere stata al corrente delle operazioni dell’Esercito nazionale libico (Lna) e di non aver preso parte a nessun “piano segreto” contro il premier al Sarraj. Ieri fonti locali avevano riferito della convocazione dell’ambasciatore francese in Libia da parte del premier, a cui la Francia ha assicurato il proprio sostegno. Intanto, al Sarraj ha perso un membro importante del govreno perché si è dimesso Ali Al-Qatrani, vice presidente del Consiglio presidenziale. Qatrani non solo ha annunciato le proprie dimissioni ma ha anche lanciato un duro attacco contro il premier riconosciuto dalle Nazioni Unite e dall’Italia, riferisce il quotidiano Asharq Al-Awsat. Qatrani infatti ha affermato che al Sarraj è «controllato» dalle milizie e «attraverso l’incoraggiamento di queste milizie, ha violato l’accordo politico sulla Libia abusando dei privilegi concessi a lui come capo del Consiglio presidenziale». Il vice presidente del Consiglio presidenziale inoltre si è detto a favore della campagna dell’esercito di Haftar che ha l’obiettivo di “liberare Tripoli dai terroristi e dalle bande di criminali”. Nessuna diversa disposizione per i militari italiani della Missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia (Miasit). Almeno 300 militari italiani si trovano presso l’ospedale da campo di Misurata, utile all’assistenza sanitaria a garanzie delle forze libiche che combattono il sedicente Stato Islamico. Altri 100 militari italiani restano a Tripoli come supporto alla guardia costiera libica.

I richiami alla pace non hanno fermato l’offensiva militare nel Paese spaccato e sempre più nel caos. La situazione per i civili si fa sempre più grave, si contano almeno 35 morti e 50 feriti, mentre gli sfollati sarebbero migliaia. Non sembra essere in discussione però la conferenza sul futuro della Libia prevista per il 14 aprile a Ghadames, a cui Haftar punterebbe per presentarsi in una posizione più favorevole e pronto a ricavarne i maggiori risultati possibile.