Gli orecchini dorati a forma di cerchio catturano il riflesso della luce, l’abito tradizione di colore bianco le dà un’aria austera. La mano sulla vita e il dito rivolto al cielo la trasformano in una “Statua della libertà” del Sudan. È una foto da libri di storia l’immagine della studentessa di 22 anni Alaa Salah, diventata il simbolo delle proteste in Sudan contro il presidente Omar al Bashir, che è stato destituito dopo 30 anni al potere.

La foto scattata con uno smartphone della studentessa di architettura di Khartoum che incita la folla dal tetto di un auto ha per il New York Times la stessa forza iconografica dell’immagine dello studente davanti al carroarmato della rivolta di Piazza Tiananmen del 1989. Ma forse Alaa Salah è anche di più. È una giovane africana istruita che intona parole magnetiche contro il potere. Come se fosse poco, Alaa Salah fa anche appello alla tradizione delle donne del Sudan delle passate generazioni per provocare il cambiamento.

Alaa Salah, a Sudanese woman propelled to internet fame earlier this week after clips went viral of her leading powerful protest chants against President Omar al-Bashir, speaks with protesters during a demonstration in front of the military headquarters in the capital Khartoum on April 10, 2019.

Nulla sembra scelto a caso. A cominciare dagli orecchini, un gioiello da sfoggiare alle feste nuziali ed emblema di femminilità. La madre di Alaa Salah è una fashion designer specializzata in abiti tradizionali. L’abito candido, il “thobe”, è un indumento che le ragazze in Sudan non sono più abituate a indossare. Antico, come quelli delle nonne o delle madri delle giovani sudanesi di oggi. «Sono sicura che diventerà l’immagine simbolo della rivoluzione», commenta Hind Makki, educatrice di Chicago di origini sudanesi e anti razzista citata dal New York Times. L’abito bianco quasi severo connette Alaa Salah alle donne delle generazioni passate. «Le sudanesi si vestivano così quando marciavano in segno di protesta contro le precedenti dittature militari», spiega ancora Makki. Il thobe bianco, prosegue l’articolo, è un capo capace di ispirare il desiderio di democrazia. Così si sono vestite le ragazze alla Ahfad University for Women (AUW) durante il sit-in iniziato a marzo. Il bianco è quasi ovunque nel mondo un colore portatore di messaggi positivi. In Sudan porta con sé il significato di nuovo inizio. Di bianco erano vestiste le donne del partito democratico del Congresso Usa durante il discorso di Donald Trump sullo Stato dell’Unione. Il colore bianco era un modo per dire che non si può tornare indietro sui diritti delle donne e sulla parità di genere. Un richiamo voluto e un tributo alle suffragette. E sempre di bianco erano vestite anche le figlie del presidente repubblicano Trump il giorno dell’insediamento. La “Regina nubiana” o “Kandaka”, come la studentessa è stata subito ribattezzata, è un titolo riservato in tempi antichi alle donne più impavide del Regno di Kush. Nel video diventato virale su Twitter e su tutti i sociali la Regina nubiana canta e anima i manifestanti. «La religione dice che se gli uomini vedono che qualcosa va male, non possono restare in silenzio», è il grido di Alaa Salah. Dal basso il mare di persone armate di cellulare e di passione le risponde: «Rivoluzione!».